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GRAND TRAIL COURMAYEUR: QUANDO LA FATICA DIVENTA LUCE

Il Grand Trail Courmayeur  non è solo una gara, è un’esperienza. Lo dico da maratoneta convinto, uno che ama l’asfalto e i percorsi regolari. Non sono mai stato un fan delle corse in montagna, ma c’è sempre un “ma” nella mia vita sportiva. Mi attira la natura, la solitudine dei sentieri, e soprattutto l’atmosfera unica che si respira nei trail lunghi. Durante queste gare, la fatica assume un altro volto, più intimo, quasi spirituale. Il corpo cede, la testa vacilla, ma poi… qualcosa cambia. Per tutto questo ogni tanto scelgo di divagare nel trail running, e devo dirvi che lo faccio con gran piacere. Scegliere questo tipo di gara è un vero privilegio. Ti ritrovi immerso in un mondo lento, fatto di rispetto per la montagna, per il tempo e per te stesso. E questo, oggi, ha un valore immenso.

Una gara “di casa” ma con un’organizzazione da evento mondiale

Ho scelto di partecipare al Grand Trail Courmayeur per due motivi ben precisi. Il primo è personale: è casa, è il mio rifugio, il mio angolo di mondo. Correre qui ha un sapore speciale, quasi familiare. Courmayeur uno scenario da scala del trail running
Il secondo motivo è più tecnico, ma non meno importante: la gara è organizzata dallo stesso team del leggendario Tor des Géants.
Chi conosce il TOR sa perfettamente di cosa sto parlando: serietà, cura maniacale dei dettagli, sicurezza e qualità.
Il livello organizzativo è da evento internazionale, e il Grand Trail Courmayeur si è guadagnato sul campo la sua reputazione.
Non è una moda passeggera o un evento costruito a tavolino. È una gara vera, solida, che cresce ogni anno perché mette al centro l’atleta e la montagna.
Una scelta che rifarei ancora, senza alcun dubbio.

LA MONTAGNA NON MENTE: TI RESTITUISCE CIÒ CHE SEI

Il trail running ti spoglia di ogni finzione. Non puoi fingere. Se ti sei allenato, resisti. Se no, paghi tutto. Ma è anche questo che mi piace. Quel momento in cui pensi “non ce la faccio”, e invece ti rialzi. È una metafora potente della vita. Non ho mai dato un nome a quel blackout fisico-mentale che ti coglie a un certo punto. Crisi? Muro? Non lo so. Ma so che se lo attraversi, dall’altra parte c’è la luce. La montagna ti guarda negli occhi e ti restituisce la verità. Non conta il GPS, non conta il tempo. Conta quanto sei disposto a lottare. E se ascolti bene, tra i respiri affannati e i passi pesanti, troverai anche una parte di te che non sapevi esistesse. Per questo, ogni volta che scendo da un sentiero, sono un uomo un po’ diverso da quello che è salito.

Un’esperienza che lascia il segno… e un po’ di gambe

Il tracciato del Grand Trail Courmayeur 30 è davvero spettacolare: salite impegnative, discese tecniche, panorami mozzafiato e un’organizzazione da manuale. Ma il vero cuore della gara è l’atmosfera. Nei trail lunghi si parla poco e si capisce molto. Basta uno sguardo, un gesto, un “dai che ci sei” sussurrato al ristoro. La connessione tra atleti è reale, autentica. Correre in salita è durissimo. Il cuore rimbomba nella testa, letteralmente. Il fiato corto, le gambe che bruciano, eppure vai avanti, un passo alla volta. E poi c’è il tifo. Centinaia di persone lungo il percorso ti incitano. Turisti, residenti, volontari: una carica pazzesca che raramente ho vissuto nelle gare su strada. Ti senti parte di qualcosa di più grande, e quando serve davvero, questa energia ti aiuta a non mollare.

Salite nascoste, discese folli e quei momenti che non ricordi

Il percorso, anche se “solo” 30 chilometri, è un continuo saliscendi che non ti regala nulla. Ogni salita si fa sentire, soprattutto quelle piazzate all’improvviso, quando ormai non guardi più nemmeno lo sportwatch.
Sei stanco, concentrato solo sul mettere un piede davanti all’altro. Poi arrivano le discese. E lì, chi come me arriva dalla strada, si ritrova a guardare i trail runner che sfrecciano giù come missili.
Ti viene da chiederti se sono normali. Provi anche tu a buttarti, ma le gambe iniziano a tremare, le ginocchia a cedere.
A un certo punto non corri più con il corpo, ma con la testa. Succede nei momenti di blackout, quando cammini con i bastoncini e sei in trans agonistica.
Ti accorgi solo dopo che alcuni passaggi non li ricordi affatto. Ma poi, come sempre, arrivi in fondo.
E lì capisci che ce l’hai fatta: hai acceso la luce, ancora una volta.

Grand Trail Courmayeur: organizza zione perfetta e volontari da 10 e lode

L’organizzazione del Grand Trail Courmayeur merita davvero qualche riga in più. È stata semplicemente impeccabile, una vera macchina perfetta.
Raramente, anche in maratone internazionali, ho trovato un livello così alto di efficienza e cura nei dettagli.
Ristori ricchi e ben gestiti, con personale sempre presente e disponibile. Il tracciato era segnalato alla perfezione: mai un dubbio, nemmeno nei tratti più tecnici.
La consegna dei pacchi gara è stata rapida e senza intoppi. Partenza in centro a Courmayeur: suggestiva, emozionante e ben gestita.
La zona d’arrivo è stata un vero punto di forza: bella, accogliente, funzionale.
Ma il vero valore aggiunto sono stati i volontari: preparati, sorridenti, ovunque.
Ogni volta che ti giravi vedevi qualcuno pronto ad aiutarti.
Gentilezza, professionalità e presenza costante.
Per me, un’organizzazione da 10 e lode.

in conclusione

Il Grand Trail Courmayeur 30 è una gara che resta addosso. Nelle gambe, certo, ma soprattutto dentro.
È una di quelle esperienze che ti ricordano perché corri, perché ami metterti alla prova, perché cerchi sempre quel momento in cui tutto sembra perduto… e poi si accende la luce.
Ogni salita, ogni discesa, ogni dubbio superato ha il sapore della conquista.
E alla fine, mentre tagli il traguardo, capisci che non hai solo corso: hai vissuto qualcosa di vero, di intenso, che ti ha insegnato ancora una volta a non mollare.

Se stai pensando di affrontare un trail per la prima volta, o se vuoi vivere un’esperienza davvero completa tra sport e natura, il Grand Trail Courmayeur è la scelta giusta.

Fammi sapere nei commenti se anche tu eri lì, o se sogni di esserci il prossimo anno.
E se ti è piaciuto questo racconto, seguimi anche su Instagram o facebook: @runningmilo.

Alla prossima salita.
Sempre un passo dopo l’altro.

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