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Maratona non è moda: cosa insegna il boom di ritiri di Parigi 2025

Oggi piove, tira vento e fa freddo. Sembra di essere tornati in autunno.
Seduto comodo sul divano, ho letto qualche informazione sulla Maratona di Parigi appena conclusa. Il sogno di correrla è tornato a farsi sentire forte.
Mi sono appena pre-iscritto all’edizione 2025, con tanta motivazione e qualche riflessione in più. Un dato mi ha colpito??? il tasso di DNF (Did Not Finish) tra il 7 e l’8%, quasi il triplo rispetto al 2024.
Perché così tanti hanno gettato la spugna? Ho le mie idee.

La maratona non si
improv
visa

Da quando ho preparato la mia prima maratona, ho capito una cosa fondamentale.
Grazie alla mia società, Ikkos Atleti Taranto, ho imparato a rispettare la distanza. “Rispetta la maratona” è il mantra che porto dentro da allora. Non sottovalutare mai l’allenamento. Non banalizzare mai l’impegno mentale e fisico che richiede.
Serve tempo. Serve disciplina. Serve testa. Soprattutto serve una decisione consapevole, prima ancora delle scarpe o del GPS.

Non basta aver corso una mezza maratona

Sempre più runner si improvvisano maratoneti, senza il giusto percorso di preparazione. Qualche mezza maratona corsa bene, magari, e poi… via, iscrizione alla maratona. Il ragionamento che sento spesso è: “Cosa vuoi che sia? È solo il doppio di una mezza.” Mai pensiero fu più sbagliato. Correre 42 chilometri richiede allenamenti lunghi, qualità e dedizione costante. Non basta macinare chilometri: serve costruire una vera base. Fare pochi lunghi o farli male è un errore comune. Sottovalutare la distanza porta a crisi, dolori, infortuni… o un DNF. La maratona va preparata con metodo e rispetto. Non si improvvisa, mai.

Modalità maratona: un altro approccio

La maratona ti mette a nudo. Ti chiede tutto. E se non sei pronto, il conto te lo presenta senza sconti.

Non sono un atleta professionista, lo so bene.
Ma quando preparo una maratona, entro in una modalità completamente diversa.
Tutto cambia: l’alimentazione, il riposo, la gestione degli imprevisti.
Cerco di fare ogni cosa con più attenzione e rispetto per il percorso.
Mi ripeto spesso, ma ci tengo a dirlo.
Quando preparavo la mia prima maratona di Milano, a seguire i miei allenamenti era un compagno di squadra.
Non lo conoscevo bene all’epoca, ma oggi lo porto nel cuore: Nicola Altonante.

Era maniacale.
Ogni giorno insisteva sulla cura del dettaglio: alimentazione, integrazione, precisione, costanza.
Lo odiavo. Davvero. Pensavo fosse un pazzo, uno ossessionato.
E invece… oggi lo ringrazio.
Ogni volta che taglio un traguardo, penso a lui e a tutto ciò che mi ha insegnato.
Perché la modalità maratona è un’altra mentalità.

La medaglia non basta: serve consapevolezza

Il boom del running ha cambiato anche il volto del maratoneta amatoriale.
Sempre più spesso, correre una maratona diventa un’occasione social: selfie sul percorso, medaglia da mostrare in ufficio, applausi digitali.
Ma dietro a quella foto da migliaia di like, si nasconde spesso una preparazione fragile.
Pochi lunghi, allenamenti di qualità inesistenti, poca attenzione al recupero, al corpo, alla fatica vera dei 42,195 km.

 

Un’analisi condotta da Run Repeat su oltre 19 milioni di risultati di gara ha rivelato che il tempo medio per completare una maratona è di 4 ore, 32 minuti e 49 secondi, corrispondente a un ritmo di poco superiore ai 6 minuti al chilometro.

Molti non sanno nemmeno davvero cosa significhi correre una maratona.
Fino a quando arriva il momento della verità: una salita improvvisa, il caldo imprevisto, un ristoro saltato, il famigerato 30° km.
E lì il castello crolla.
Crolla l’illusione

in conclusione

La maratona non è una moda. Non è una sfida da prendere alla leggera.
È un viaggio dentro se stessi, fatto di disciplina, pazienza e sacrificio.
Non servono superpoteri per correre 42 km, ma serve rispetto. Per il percorso, per il tuo corpo, per il tempo che richiede una vera preparazione.
Correre una maratona non è solo tagliare un traguardo. È arrivarci consapevole, preparato, con la testa giusta e il cuore pieno.

Parigi 2026 sarà anche questo per me:
non solo una gara, ma un nuovo capitolo del mio percorso da runner.
E se anche tu stai sognando la tua prossima 42K…non cercare scorciatoie. Preparati. Rispetta la distanza. E corri con tutto te stesso.

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