
Domenica 13 aprile si è corsa la decima edizione della Mezza Maratona di Torino e, come ogni volta che metto piede in questa città, dentro di me si accendono emozioni contrastanti. Chi mi segue da un po’ lo sa bene: adoro Torino. L’eleganza dei suoi viali, la storia che si respira in ogni angolo, e quell’inconfondibile profilo della Mole che svetta all’orizzonte… eppure, ogni gara a cui partecipo qui sembra volermi mettere alla prova più del solito.
Sarà l’aria? Sarà l’atmosfera? No, probabilmente è il Parco del Valentino. Un luogo incantevole per passeggiare o rilassarsi, ma che in gara per me si trasforma quasi sempre in una piccola battaglia personale. Forse è quel leggero ma continuo saliscendi che mi sfianca più del previsto.
Ma lasciamo da parte le sensazioni personali, perché la manifestazione merita davvero di essere raccontata. L’organizzazione, il percorso, il pubblico, e tutto quello che ha reso questa mezza maratona torinese un evento da ricordare.
Se anche tu stai pensando di correre a Torino o vuoi semplicemente scoprire com’è andata questa edizione 2025, continua a leggere: ti porto dentro la gara, passo dopo passo.

Come sempre, per me che parto dalla piccola Valle d’Aosta, la sveglia suona alle 5 del mattino. Ancora con gli occhi mezzi chiusi mi preparo la colazione di rito – leggera ma sostanziosa – e alle 6 sono già in macchina, direzione Torino. È un rituale che ormai conosco a memoria: la strada che si apre tra le montagne ancora addormentate, il buio che lascia spazio all’alba, e quella strana miscela di ansia e adrenalina che solo i runner conoscono davvero.
Una delle cose che amo delle gare torinesi è la logistica: quasi sempre si parte da Piazza Castello, un vero salotto a cielo aperto nel cuore della città. E il parcheggio interrato sotto piazza San Carlo è una benedizione. Comodo, vicino alla partenza, e soprattutto sicuro. Non è un dettaglio da poco.





Il ritiro pettorale e post gara. Chapeau all’organizza zione.
Un fulmine. Organizzazione impeccabile, sorrisi ovunque, e un flusso di persone gestito alla perfezione. Stesso discorso per la consegna delle sacche al deposito: volontari ovunque, pronti ad aiutarti, a darti indicazioni, o semplicemente a tranquillizzarti con una parola gentile. È grazie a loro se tutto fila liscio, senza quelle code interminabili e frustranti che rischiano di rovinarti l’umore prima ancora di allacciare le scarpe.
Anche il post gara è stato sorprendentemente fluido: ritiro sacca veloce, ristoro abbondante e vario, e di nuovo quei volontari instancabili che sembravano esserci ovunque, come angeli custodi in pettorina gialla. Considerando che eravamo in 6000 al via, gestire tutto questo senza intoppi è stato davvero notevole. Chapeau all’organizzazione.

Il tracciato della Mezza Maratona di Torino è una miscela di bellezza architettonica, verde cittadino e lunghi rettilinei che, sulla carta, sembrano perfetti per fare il tempo. Ma si sa: la carta non tiene conto delle gambe, della testa… Si parte, come accennato, da Piazza Castello. Emozionante come sempre. Lì, sotto i portici, con la Mole che sembra osservarci da lontano e la città che si sveglia piano piano, c’è quell’atmosfera sospesa che solo la partenza di una mezza sa creare. I primi chilometri scorrono fluidi tra le vie del centro storico: Via Po, Piazza Vittorio, un passaggio suggestivo lungo il fiume Po, e poi via verso zone più larghe, dove ci si può assestare sul proprio ritmo gara.
Il percorso della Mezza Maratona di Torino si sviluppa quasi interamente su un doppio giro, con una variante a metà gara che aggiunge un po’ di varietà. Questo significa che alcuni tratti — incluso il sottopasso — si affrontano due volte. E proprio quel sottopasso, soprattutto al secondo passaggio, spezza il ritmo in un momento in cui le energie iniziano a calare.
Il fondo è in gran parte costituito da asfalto, scorrevole e ben adatto a tenere un buon passo, con curve morbide che permettono di mantenere una traiettoria pulita. C’è anche qualche tratto sul selciato del centro storico, bello da vedere ma meno da correre, soprattutto con la leggera pioggerellina che lo ha reso un po’ scivoloso.
La partenza è in leggera discesa — dettaglio che si paga all’arrivo, quando si risale verso Piazza Castello. Niente di drammatico, ma con 21 km sulle gambe, si fa sentire. In generale, il tracciato è vario, ben gestito e abbastanza veloce, ma non da personale. Ma quei piccoli elementi come il fondo irregolare, il sottopasso e il finale in salita… possono fare la differenza. Il finale è davvero suggestivo: rientri su Piazza Castello e l’arco dell’arrivo sembra abbracciarti. Le gambe urlano, ma la testa è leggera. Ce l’hai fatta.
in conclusione
