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VERTICAL TRAIL COURMAYEUR

Se siete appassionati di corsa in montagna, Courmayeur è la destinazione perfetta per voi nell’ultimo fine settimana di luglio. È qui che si svolgono il VTMB (Vertical Trail Courmayeur Mont Blanc) e il Trail del Battaglione, due eventi imperdibili per chi ama le sfide estreme e i panorami mozzafiato. La cittadina ai piedi del Monte Bianco offre un’esperienza unica, con un programma ricco di eventi che vi farà vivere un fine settimana ad altissima intensità.
vertical courmayeur locandina

Il Vertical K2: La Scalata a Punta Helbronner
Il Vertical K2 è senza dubbio la prova regina del weekend. Questa gara mette i partecipanti di fronte a una sfida straordinaria: coprire una distanza di soli 11 chilometri, ma con un dislivello positivo di ben 2200 metri, fino a raggiungere i 3560 metri di quota di Punta Helbronner. Questa è la stessa altitudine dell’arrivo dell’ultima stazione italiana dello Skyway, una terrazza naturale che domina il massiccio del Monte Bianco.
Se il Vertical K2 rappresenta la sfida estrema, il Vertical K1 offre un’opzione leggermente più accessibile, ma comunque altamente impegnativa. Questa gara, che si sviluppa su un dislivello di 1050 metri, conduce i partecipanti fino al Rifugio Pavillon, a 2173 metri di altitudine. Anche se meno arduo rispetto al K2, il K1 è tutt’altro che una passeggiata.

Quest’estate ho deciso di avvicinarmi alla corsa in montagna, partecipando a qualche vertical e a un trail di 25 km a Chamonix. Abitando in Valle d’Aosta, era naturale che la mia curiosità mi spingesse a esplorare questi percorsi straordinari. Sentendomi pronto, mi sono iscritto alla VK2 di Courmayeur: 11 km con un dislivello di 2200 metri fino a Punta Helbronner, più precisamente all’arrivo dell’ultima stazione italiana dello Skyway
La partenza della gara, alle sette del mattino a Dolonne, a quota 1124 metri, è stata ideale con condizioni climatiche perfette. I primi quattro chilometri sono stati un piacevole sterrato, con pochissime salite, dove si correva veramente bene. Dopo circa 25 minuti, però, il gioco ha iniziato a farsi serio: il dislivello è diventato sempre più impegnativo e le gambe viaggiavano insieme ai bastoncini, mentre con la coda dell’occhio cercavo di capire come riuscissero alcuni partecipanti a farcela senza.
Vertical Trail Courmayeur Mont Blanc 8

La Salita: Verso il Pavillon e Oltre

(FOTO: lorenzo tacciolI)
Giunto al Pavillon, a quota 2173 metri, i primi 1000 metri di dislivello erano ormai alle spalle. Il primo ristoro mi ha dato un sollievo necessario. Dopo aver riempito le borracce e cambiato la maglietta, dato che il clima iniziava a cambiare con qualche soffio di vento fresco, ho potuto godere di un panorama stupendo. Ricordando che uno dei motivi per cui mi ero iscritto era proprio la location suggestiva, ho ripreso la marcia, consapevole che da lì in avanti sarebbe stata tutta un’altra gara. L’obbligo di indossare il casco, consegnato dai solerti volontari, segnava l’inizio della parte più tecnica del percorso. Da qui è iniziata una salita rocciosa di 1300 metri di dislivello fino al nuovo Rifugio Torino. Un misto tra vertical e arrampicata che per me, abituato al asfalto, è stata una sfida impegnativa. Arrampicarsi a mani nude sulle rocce, tenendosi saldo alle corde fisse e tirandosi su con una mano, è stata un’esperienza nuova e intensa.
L’ultimo tratto della VK2, che porta a Punta Helbronner, è un’autentica prova di forza, determinazione e resistenza. Dopo aver affrontato i primi 1000 metri di dislivello fino al Pavillon, pensavo di aver superato la parte più dura, ma mi sbagliavo di grosso. È qui che la vera sfida ha inizio. La Salita Finale: Tra Rocce e Vertigini Lasciato il  Pavillon, il paesaggio cambia drasticamente. Il percorso, che fino a quel momento era stato una combinazione di sentieri sterrati e tratti ripidi, si trasforma in una ripida salita rocciosa. Davanti a me si staglia un muro quasi verticale, un’imponente parete che si arrampica verso il cielo, sfidando non solo le gambe ma anche la mente. A questo punto, i bastoncini diventano inutili e vengono lasciati come da regolamento ai volontari. Le mani diventano il mio strumento principale, aggrappandomi alle rocce, cercando ogni appiglio sicuro per avanzare. Il casco, obbligatorio in questo tratto, non è solo una formalità: è una protezione necessaria in un ambiente dove ogni errore può avere conseguenze gravi. L’altitudine inizia a farsi sentire, l’aria si fa più rarefatta e ogni respiro richiede uno sforzo maggiore. Le gambe, già provate dalla salita precedente, bruciano di fatica. Ogni muscolo sembra protestare, ma la vista del traguardo che si avvicina mi dà la forza di continuare. L’Ultima Scalata: Verso il Cielo Finalmente, dopo quello che sembra un tempo infinito, vedo il Rifugio Torino. Questo segna l’inizio dell’ultimo tratto: fino alla vista di quella sacala che porta alla balconata panoramica di Punta Helbronner. La stanchezza è al massimo, ma la vista delle scale mi dà un’ultima scarica di adrenalina. È l’ultimo sforzo, l’ultima salita. Salire quelle scale è un’emozione difficile da descrivere. Ogni gradino è una piccola conquista, ogni respiro pesante è accompagnato dalla consapevolezza che sto per raggiungere un traguardo che fino a qualche tempo fa sembrava irraggiungibile.

Quando finalmente metto piede sulla balconata, la sensazione è indescrivibile. Davanti a me, a 3560 metri di altitudine, si apre uno dei panorami più spettacolari al mondo. La vista sul Monte Bianco, il Dente del Gigante e la Vallée Blanche è qualcosa che toglie il fiato. Ma più che il panorama, è il senso di realizzazione che mi colpisce.

Arrivare a Punta Helbronner, dopo aver affrontato una delle sfide più dure della mia vita, è una vittoria personale che va oltre il semplice fatto di aver completato la gara. È la conferma che con la determinazione e la volontà si possono superare i propri limiti, che le montagne, per quanto alte, possono essere scalate.

in conclusione

Mentre mi guardo intorno, ripenso a tutto il percorso. Ogni metro, ogni sforzo, ogni momento di dubbio è stato parte di un viaggio che mi ha portato fino a qui. La fatica svanisce, lasciando spazio a un profondo senso di soddisfazione. È un ricordo che porterò con me per sempre, una dimostrazione che non importa quanto sia dura la salita, l’importante è continuare a salire.

Con il cuore pieno di emozioni e gli occhi pieni di bellezza, scendo al Pavillon, dove una birra fresca mi attende. Con un sorriso soddisfatto, ammiro il panorama che mi circonda, sapendo che ogni passo, ogni goccia di sudore, ne è valsa la pena.

Ci sono gare che non si
riescono ad esprimere solo con le parole 

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